2024. 05. 07.
Se ci tieni alla pelle
Tartalom értékelése (10 vélemény alapján):
Se ci tieni alla pelle

La settimana scorsa, al Museo Fiorentino di Preistoria ha avuto luogo l'inaugurazione di una mostra speciale, che parla del lavoro di due autori. Parla del libro di Bernardo Zannoni, I miei stupidi intenti, tramite le illustrazioni che Lorenzo Mattotti ha realizzato per questa storia peculiare.

Quindi questa settimana parliamo de I miei stupidi intenti, di Bernardo Zannoni.

Il mondo del libro è molto complesso. È favolesco, ma in realtà racconta una storia molto realistica, dunque, da un certo punto di vista è una favola, quello che accade però ai personaggi parla della nostra cruda realtà. Entriamo nelle battaglie interiori ed esteriori del protagonista, Archy, la faina, e vediamo come "i suoi stupidi intenti” incontrano il mondo reale.

Archy è nato in una notte d'inverno insieme ai suoi nove fratelli. Sua madre, però, capisce che Archy è "debole", perciò lo baratta in cambio di un pollo. In questo modo rimane dalla vecchia volpe, Solomon, ed entra al suo servizio.

Solomon ci tiene a educarlo: gli fa imparare, in primo luogo, a leggere e a scrivere. Passando il tempo con la vecchia volpe, e grazie anche alla lettura, Archy scopre tante altre cose che segnano la sua strada, e diventa un personaggio sempre più insolito nel bosco. 

E scopre la morte.

Bernardo Zannoni ha spiegato, all'inaugurazione della mostra, che comprendere di essere mortali, cioè che la nostra vita avrà una fine, è il fatto che ci distingue dagli animali, che vivono in un presente eterno, ignari della fine della loro vita. L'uomo è consapevole del fatto che non esisterà per sempre. L'uomo è consapevole.

Le loro battaglie sono le battaglie degli animali, nella natura, per la sopravvivenza, e rappresentano una forza bruta, mentre nello stesso tempo sono battaglie che incontriamo nel nostro mondo civilizzato, cioè battaglie che ha creato la cultura umana. Però queste battaglie s'intrecciano, ed è molto difficile separarle. Siamo proprio lì, al confine tra l'essere animali e l'essere umani. Siamo al punto di risveglio, alla nascita della consapevolezza. Possiamo riconoscerci. Non soltanto quello che è rimasto istintivo, animalesco, in noi, ma anche le lotte sviluppate dalla nostra civiltà. E insieme agli animali del libro stiamo scoprendo le varie risposte alle difficoltà e alle meraviglie che la vita ci pone di fronte, senza sosta.

Quindi, prendere coscienza è un atto molto significativo nel libro. Siamo, in un certo senso, come ho accennato, nel momento esatto del nostro risveglio. Per questo motivo, ho trovato un'idea brillante e geniale contestualizzare la mostra nel Museo Fiorentino della Preistoria. Gli animali di questo bosco sono costantemente nel limbo tra essere animali, istintivi, determinati dalle leggi della natura, e umani, che hanno un certo tipo di civiltà e interagiscono in un modo piuttosto umano, e le tavolette di Mattotti sono posizionate nelle vetrine della mostra permanente, dove troviamo per esempio gli attrezzi dei nostri antenati e i resti di alcuni di loro, e dove viene descritta la storia della presa di coscienza dell'uomo, dall'australopiteco all'homo sapiens. Perciò le tavolette di Mattotti, tramite cui anche il libro di Zannoni, sono in costante dialogo con la mostra permanente, con la nostra autocomprensione, autoconsapevolezza.

Solomon, la vecchia volpe, è un personaggio molto complesso, la sua persona è molto movimentata. Educa Archy, sì, e ci tiene a lui, ma nello stesso tempo è un usuraio e a tratti è addirittura truce, mentre - di nuovo una contraddizione -, è in possesso di una Bibbia. Ma come entra in possesso di questa Bibbia? Questa è una storia interessante, ed è un po' anche scioccante.

Così Archy scopre l'esistenza del concetto di Dio.

Mi sono imbattuta in questo libro a Trieste, quando sono andata a trovare una mia amica. Siamo andate all'Antico Caffè San Marco, per rendere onore alla tradizione letteraria del posto e agli scrittori che lo hanno frequentato, fra cui Italo Svevo, Umberto Saba, ma anche James Joyce. Una parte del locale funziona come libreria. Ho avuto subito un colpo di fulmine, quando ho visto la copertina. Mi ha intrigato subito, e ho intuito, e questo dice tanto dell'ingegnosità dell'illustratore, che si trattasse di qualcosa di tenero e nello stesso tempo sinistro. Anche il nome del colore usato per i disegni è espressivo: color sanguigna. L'ho aperto, poi sono andata via, ma sono tornata di nuovo, perché le immagini che ho visto si sono incise nella mia mente e mi hanno incuriosito tanto. Alla fine non l'ho comprato, lì per lì. Sono tornata a casa, ma queste immagini mi hanno perseguitato, quindi mi sono recata nella libreria e sono riuscita a prendere l'ultima copia disponibile in quel momento.

Le illustrazioni mi hanno colpito e mi hanno condotto subito al romanzo, ed esse invece sono nate perché il libro di Zannoni ha fatto colpo su Mattotti.

Il romanzo è stato un grande successo. Ha vinto tanti premi: Premio Campiello, Bagutta Opera Prima, Salerno Letteratura, Moncalieri, Premio Severino Cesari.

 

Archy attraversa una metamorfosi, diventa una creatura singolare e peculiare del bosco:


 

"Dalla tana uscì la faina più grossa che abbia mai visto, vecchia, con lo sguardo assonnato ma attento. Era Sasha il Grande.

"Hector, chi sono questi?", disse indicandoci. "E perché vanno in giro ingroppati?"

Ci fissava con stupore.

Hector lo salutò con un cenno del capo.

"Sono servi della volpe, papà. Hanno portato le galline."

Sasha annuì senza perderci di vista.

"Immagino vorranno le loro carote", disse. "Silas!", chiamò.

Dopo poco uscì un altro maschio, più o meno della stessa età di Hector, tutto spelacchiato. Sasha gli disse di prendere i sacchi e farsi aiutare. Hector entrò con lui e seguì anche Biko, che però fu subito fermato dalla grande faina, con un ringhio.

"Attento, giovane", gli disse.

Biko deglutì e tornò indietro, vicino a noi.

Dalla tana uscirono Hector, Silas, una femmina gravida e Anja, ognuno con un sacco di carote. Tutti notarono me e Gioele, anche lei, con sorpresa. Il mio cuore iniziò a battere più forte e rimasi immobile, drizzando le orecchie.

"Oggi ne porteremo via solo tre", disse Gioele.

Mi fece scendere, chinandosi.

"Come volete", rispose Sasha.

Anja mi guardò avvicinarmi a Hector, con i polli nella zampa. Anche lei aveva il muso carico di sonno, ma mi sembrò ancora più bella, disegnata da Dio in persona, stretta attorno all'altra femmina.

Passai i polli nelle mani del fratello, ed ecco attuarsi il mio espediente. Appena allentai la presa sulle loro zampe, uno dei polli si liberò di scatto e cadde a terra; subito dopo svolazzarono via anche gli altri due, mettendosi a correre in direzioni differenti. Hector si lanciò rapido all'inseguimento del primo, Gioele rincorse il secondo e Biko il terzo, alzando un gran polverone. I polli si lanciarono nel bosco, e gli altri dietro. Mi ritrovai solo con Sasha e la sua famiglia.

"Hai fatto tu il nodo ai polli, zoppo?", chiese.

"Sì, signore".

Mi diede le spalle, verso la tana.

"Un lavoro di merda", disse.

Vidi che anche le femmine si avviavano a rientrare. Silas invece rimase fermo dov'era.

"Aspetta", urlai.

La grande faina si fermò e così anche le altre. Anja si era girata verso di me. Mi prese un brivido di eccitazione e coraggio.

"Tua figlia", dissi. "La voglio".

Sasha il Grande rimase incredulo per qualche attimo, poi scoppiò a ridere.

"Vuoi mia figlia, zoppo? Quale?"

"Anja".

La grande faina sghignazzò.

"Allora mettiti in fila, ma non penso arriverai all'autunno".

Anja abbassò lo sguardo ed entrò nella tana, e così fece anche l'altra. Sasha il Grande grugnì e le raggiunse. Rimasi spiazzato, senza sapere cosa dire.

Silas se ne accorse e decise di togliermi l'imbarazzo.


 

Mi raccontò che Sasha era rimasto solo e con quattro figli. La secondogenita, Tess, era morta due estati prima; era stata contesa da molti pretendenti e alla fine l'avevano uccisa. La stessa cosa stava succedendo con Anja. Con la stagione degli amori era arrivato Fedor, poi un giovane di nome Derry. Derry aveva ucciso Fedor nel bosco, poi si era messo a rubare carote all'uomo, per offrirle come dono.

Era arrivato Biko, che aveva messo in fuga Derry, poi aveva proposto di comprare delle galline e costruire un pollaio. Sasha aveva già visto quella scena, e aveva deciso di proteggere la figlia fino all'autunno. Chi la voleva doveva sapere aspettare e non avere altri rivali, doveva chiederla senza l'istinto della stagione. Hector aiutava il padre in questa cosa, era rimasto solo per lei. Silas invece era compagno della terzogenita, Dana, che adesso era incinta. Sarebbero andati a vivere altrove una volta nati i cuccioli, passato il tumulto dell'estate. Era convinto che Derry si sarebbe rifatto vivo, come qualcun altro; Biko era più grande e più furbo, ma aveva ancora da lottare. Ad ogni modo erano i soliti banditi, infatuati della più bella femmina su cui avessero posato gli occhi.

Appresi quelle notizie con grande attenzione. Nel frattempo erano tornati gli altri, con i polli.

"Lascia perdere, se ci tieni alla pelle", concluse Silas.

Solo allora mi accorsi che Biko ci stava osservando. Aveva inteso qualcosa, e mi volse uno sguardo cattivo. Gioele mi passò un sacco di carote, il sole era già alto nel cielo.

"Muoviamoci", disse.

Non avevo mai sentito un simile comportamento. Nessun maschio si sarebbe prodigato così a lungo per la sua prole. La paura di perdere un'altra delle figlie lo aveva reso folle, ma incredibilmente astuto.

Se volevi una delle sue bambine dovevi dimostrarlo sul serio, anche a te stesso. Trovai quell'idea di una tale giustezza, da avere poco a che fare con il mondo in cui vivevamo.


 

Tornammo da Solomon verso sera. Portare il sacco era stata una gran fatica, ma non incontrammo problemi durante il tragitto. La vecchia volpe si era addormentata in cucina, sulla sua sedia. Sopra il tavolo c'era qualcosa che faceva rumore, un sasso di fiume levigato, con delle incisioni che conoscevo. Era un oggetto dell'uomo. Non lo avevo mai visto; forse gli era stato dato quel giorno, come pagamento per qualcosa. Emetteva un rumore continuo e rassicurante, un ticchettio. Mi accorsi che alcune incisioni erano in realtà bastoncini, e questi bastoncini si muovevano, giravano.

"Mettilo giù", rantolò la vecchia volpe, che si era svegliata.

"Che cos'è?".

"Una brutta roba".

"In che senso?".

"Fa il conto di quanto ti manca a schiattare. È orribile".

Guardai l'oggetto, affascinato. Mi inquietava, ma aveva aperto in me una nuova percezione: quello che stavo pensando in quel momento, attraverso il suo ticchettio, mi sembrò prezioso.

"È dell'uomo?".

"È di qualcuno che non ha paura", disse. "Ora fammi un favore, vai al torrente e buttacelo dentro, così non lo sento più".

Tossì forte.

"Poi torna qui, che scriviamo".

Non lo buttai. Ne ebbi l'istinto, ma mi trattenni. C'era qualcosa che stava misurando, prima della mia morte. Era l'arrivo dell'autunno, era Anja." [1]

 

Questa metamorfosi dove porterà Archy? Quali sono i suoi stupidi intenti e cosa lo distingue dalle altre creature del bosco? 

Conviene o meno gestire l'animale in noi?

Che esperienze vivono questi animali?

 

L'autore ha dedicato la mia copia, aggiungendo una frase bellissima per me, azzeccatissima, visto che con il mio nome mi si può convincere di tutto:

 

Dedica

 

La mostra si può visitare fino al 25 maggio, e il 25 maggio sarà presente anche Mattotti.

 

[1] Zannoni, Bernardo (2023), I miei stupidi intenti, illustrazioni: Lorenzo Mattotti, progetto grafico: Mauro Luccarini, Sellerio, Palermo, 170-176.

 


Irisz Maar © maggio 2024

Revisione e correzione: Anna Cavallini


bezár
Regisztráció


bezár
Bejelentkezés