Sono nato nel 1905, e sono di religione greco-ortodossa. Mio padre - il fu Áron József - è emigrato quando avevo tre anni, perciò la Lega Nazionale per la Protezione dell’Infanzia mi ha dato in adozione a Öcsöd. Ho vissuto qui fino ai miei sette anni, e già allora lavoravo, come facevano di solito i bambini poveri della campagna - custodivo i maiali. All'età di sette anni, mia madre - la fu Borbála Pőcze - mi ha riportato a Budapest, e mi ha iscritto in seconda elementare. Mia madre ci manteneva facendo la lavandaia e le pulizie - me e le mie due sorelle. Lavorava nelle case, stava lì dalla mattina alla sera, e io, senza sorveglianza genitoriale, marinavo la scuola, e ne facevo di tutti i colori. Nel libro di terza elementare, però, avevo trovato delle storie interessanti sul re Attila, quindi mi ero buttato sulla lettura. Mi interessavano le favole sul re unno, non soltanto perché mi chiamo anch'io Attila, ma anche perché a Öcsöd i miei genitori adottivi mi chiamavano Pista [1]. Dopo un’attenta consultazione con i vicini, in mia presenza, avevano concluso che il nome Attila non esiste. Questa cosa mi aveva frastornato, mi sentivo come se avessero messo in dubbio la mia esistenza. La scoperta delle favole sul re Attila credo che abbia avuto un'influenza determinante su ogni mia aspirazione, e in ultima analisi forse è stata l'esperienza che mi ha condotto alla letteratura, e mi ha reso una persona che riflette, una persona che ascolta l’opinione degli altri, ma la mette in discussione dentro di sé; una persona che risponde al nome di Pista, finché non si verifica quello che lui stesso pensa, e cioè che lui si chiami Attila.
1937
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