Chi mi proibisce di dire cosa mi ha turbato
mentre tornavo a casa?
L'ombra tiepida è calata sul prato,
come rugiada vellutata -
sotto i miei piedi giravano,
e come bambini bastonati mormoravano,
le foglie magre.
Gli arbusti sedevano in cerchio - accovacciati, scrutando -
sull'orlo della città.
Il vento dell'autunno stava arrancando fra di loro con cautela.
Il terriccio fresco sbirciava sospettoso verso le luci;
nel lago l'anatra selvatica ha schiamazzato allarmata
quando ci sono passato accanto.
Stavo giusto pensando che mi potrebbe assalire
chi capisce quanto
questo paesaggio sia abbandonato.
Ed ecco, d'un tratto è comparso un uomo,
ma ha continuato il suo cammino.
L'ho seguito con lo sguardo. Mi potrebbe rapinare,
dopotutto non ho nessuna voglia di difendermi
finché sono così sventurato.
Possono tener conto di chi ho chiamato,
quando, e perché.
Riempiono fascicoli su ciò che fantasticavo
e anche su chi lo comprende.
E non posso prevedere quando ci sarà un motivo sufficiente per
ripescare quel fascicolo
che viola i miei diritti.
Nel mio paese i villaggi fragili
- mia madre è nata lì -
sono cascati, come queste foglie,
dall'albero della legge vivente,
e se la malasorte li calpesta,
ognuno di loro fruscia per riferire la sua sciagura,
poi si polverizza, si sgretola.
Oh, io non immaginavo così l'ordine.
La mia anima non è a casa in questo modo.
Non credevo riuscisse a cavarsela con leggerezza nella vita
chi è subdolo.
Oppure un popolo che trema quando vota
e pondera una risposta furtiva abbassando gli occhi,
ed è felice al banchetto funebre.
Non immaginavo così l'ordine.
Eppure io,
spesso non sapendo neanche perché, venivo picchiato
quando ero un bambino piccolo,
che avrebbe colto al volo una parola buona.
Ma sapevo di avere madre e famigliari lontano da qui,
e questi invece sono estranei.
Ormai sono cresciuto. La sostanza aliena si moltiplica
nei miei denti
come la morte nel mio cuore. Ma ho dei diritti,
e spirito o terra
non sono ancora, e non tengo poi così tanto alla mia pelle
che a mente matura possa sopportare in silenzio
se non sono libero!
La mia guida mi conduce dall'interno!
Uomini, non selvaggi -
menti siamo! Il nostro cuore, finché matura desideri,
non è un dato da archivio.
Vieni, libertà! Fai nascere tu l'ordine,
istruisci con parola buona, e lascia anche giocare,
il tuo figlio bello e serio!
21 novembre 1935
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Revisione e correzione: Anna Cavallini