2025. 06. 20.
Lo sguardo di Griet
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Lo sguardo di Griet

Trovo che La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier sia un romanzo brillante, anche per quello che mi è successo quando l'ho aperto e ho cominciato a leggerlo. Mi sono sentita sotto una specie di incantesimo, e si tratta di un incantesimo vero e proprio, perché entrando nel libro mi sentivo di entrare in un quadro di Johannes Vermeer, ma stranamente tramite le parole.

Amo osservare. Mi ricordo che, quando ero bambina, in primavera avevo portato una sedia in giardino e studiavo lì, sotto il sole. Ogni tanto mi fermavo, guardavo le api avvicinarsi ai fiori selvatici che crescevano nell'erba e mi piaceva osservare come il sole rendesse le due parti dello stesso stelo d'erba di due verdi diversi: uno luminoso e gioioso, l'altro oscuro e cupo. Mi ricordo benissimo lo stupore che questa differenza aveva suscitato in me, e quanto mi fosse difficile distogliere lo sguardo. Leggendo questo libro mi sono sentita in un territorio per me molto familiare, perciò mi ha affascinato da subito; non solo per questo, ma per i vari significati che tutto ciò porta con sé.

Entriamo nell'interiorità della protagonista e guardiamo il mondo attraverso i suoi occhi, che osservano l'ambiente con accuratezza e con astuzia, mentre la narrativa si snoda tramite queste osservazioni acute e dalla precisione chirurgica.

Il famoso maestro di Delft sta cercando una ragazza che riesca a pulire il suo studio come piace a lui. Il suo studio è sacro, tutti hanno timore di mettervi piede ma in realtà gli è anche proibito in un certo senso. Fino ad ora non hanno trovato una ragazza capace di sistemarlo senza violarlo, senza profanarlo. Gli oggetti non possono essere spostati. Il maestro - misterioso e assente - deve trovare tutto dove l'ha lasciato.

Il padre di Griet di mestiere decorava piastrelle, ma ha perso la vista, perciò non può continuare a lavorare; Griet, nonostante sia molto giovane, è costretta ad andare a lavorare. Il maestro e sua moglie si recano a vedere se Griet potrebbe essere la scelta giusta. La colgono nel momento in cui sta preparando le verdure per sua madre, che sta cucinando il pranzo. Le mette in una sequenza precisa, raggruppate secondo colore e forma. La assumono.

La ragazza - cresciuta con il padre che decorava piastrelle - ha sviluppato una certa sensibilità per l'arte e questo suo modo unico, in realtà artistico, di vedere le cose. O magari è nata in questo modo. Oppure sono vere entrambe le cose. Il libro non ci fornisce informazioni dirette su ciò. Comunque sia, Griet cade subito sotto l'incantesimo dei quadri del maestro.

Riesce a pulire lo studio del maestro come lui vorrebbe. Con il tempo, lui sceglierà lei come modella per un ritratto, quello che poi diventerà La ragazza con l’orecchino di perla. E si sviluppa questo rapporto speciale che lega artista e modella.

Non vi rivelo tutto quello che succede nel libro, magari ancora non l'avete letto o non avete visto il film; parlerò invece del potere dell'osservazione. Dal libro è stato tratto un film, con gli attori Scarlett Johansson (Griet) e Colin Firth (Vermeer), e regia di Peter Webber. Se guarderete il film, vedrete quanto riesca ad evocare non soltanto il contesto storico, ma - con le sequenze delle immagini, con le riprese ravvicinate -, anche il modo in cui i pittori dell'epoca osservavano la realtà per poi coglierla ed immortalarla. Io il libro l'ho letto in inglese, ma lo trovate anche in italiano, nella traduzione di Luciana Pugliese.

Griet osserva il suo ambiente, e da come lo descrive sembra un quadro di Vermeer. I suoi occhi sono il pennello che dipinge la realtà intorno a sé, nello stile del maestro, cogliendola, e cercando di immortalarla. Dettagli, sfumature, luci e ombre. Come se ogni istante venisse immortalato, steso e dipinto su una tela, ma paradossalmente soltanto per un momento, perché la natura della narrazione è che scorre.

Se consideriamo il romanzo come una specie di quadro di Vermeer, o in ogni caso un quadro ispirato a lui, parliamo di un quadro multidimensionale.

Griet tramite le sue osservazioni comprende le persone e le vicende intorno a sé, ma nella maggior parte dei casi non ci dà una spiegazione, non leggiamo una riflessione, o soltanto una breve; lei si limita, fra sé e sé, a formare le parole per descrivere quello che vede, e in questo modo noi diventiamo partecipi dell'osservazione e della comprensione di tutto attraverso l'osservazione, anche tramite i sensi. Quindi coinvolgere noi lettori in questo processo, e in questo modo, è già una nuova dimensione del quadro dipinto da Griet.

Guarda anche dentro sé stessa, osserva sé stessa, e scruta anche nell'anima degli altri. E spesso non manca di un umorismo ironico e sarcastico. Tutto questo dona una profondità, un'altra dimensione al quadro che dipinge.

Ma tutto questo lo sappiamo soltanto noi. Davanti agli altri - nel libro - lei tace, è indecifrabile, non è quello che probabilmente appare. Tutto ciò è come se fosse un dipinto del pittore stesso: luci e ombre, movimenti, pieghe dei vestiti, oggetti riposti in un modo preciso, pieghe delle anime, sfumature dei sentimenti. Tutto è dettagliato, tutto è preciso. La narrazione stessa è pianificata.

Infatti, anche la questione della narrazione è abbastanza interessante, perché in realtà lei racconta per forza a qualcuno, e anche a noi, ma, di nuovo paradossalmente, tramite i suoi occhi taciturni.

È bello anche come il libro riesca ad evocare - e portarci dentro - il mondo di Delft del Seicento, e come potrebbe essere l'interiorità di una giovane ragazza protestante di quell'epoca e in quel contesto culturale.

Gli occhi della ragazza con l'orecchino di perla tacciono mentre raccontano. Si racconta, ma nello stesso tempo è uno specchio. Vermeer ha dipinto la ragazza, la ragazza dipinge il mondo intorno a sé, e quando guardiamo nei suoi occhi, dipinge anche noi.

 

 

 

Irisz Maar © giugno 2025

Revisione e correzione: Anna Cavallini

 

 

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