2025. 06. 12.
Attila József: Ode
Tartalom értékelése (3 vélemény alapján):
Attila József: Ode

 

 

 

 

 

 

 

Attila József

 

 

Ode

 

 

                        1

 

Sono seduto qui, sulla rupe lucente,

e la brezza lieve

della giovine estate, come il calore

di una cena affabile, vola.

Sto abituando il mio cuore al silenzio.

Non è così difficile -

si assiepa qui quel che si era involato,

la testa s'inclina, la mano

penzola.


 

Guardo la criniera dei monti -

ogni foglia

riflette la luce della tua fronte.

Sulla strada non c'è nessuno, nessuno,

e vedo il vento

agitare la tua gonna.

E sotto le chiome gracili

vedo i tuoi capelli sporgersi in avanti,

il tuo seno morbido sussultare e

- appena il ruscello Szinva fugge -

ecco, rivedo sorgere

fra i rotondi sassi bianchi,

i tuoi denti, la risata angelica.

 

 

                        2

 

Oh, quanto ti amo,

tu, che hai indotto a parlare

la solitudine insidiosa che nei ventricoli

più profondi del cuore tesse i suoi tranelli,

e l'universo.

Tu, che come la cascata dal proprio fragore,

ti distacchi da me, e scorri via in silenzio,

mentre io, fra le vette della mia vita, nella vicinanza

della lontananza, tuono, grido,

dibattendomi sulla terra e sulla volta celeste,

ti amo, dolce matrigna!

 

 

                        3

 

Ti amo, come il bambino la madre,

come le fosse taciturne la loro profondità,

ti amo come le sale la luce,

l'anima la fiamma, il corpo la quiete!

Ti amo come amano vivere

i mortali, finché non muoiono.


 

Ogni tuo sorriso, ogni tuo gesto

custodisco, come la terra gli oggetti caduti.

Nella mia mente, come l'acido nel metallo,

con i miei istinti ti ho inciso,

tu, dolce figura bella,

lì la tua essenza colma tutto l'essenziale.

 

Gli istanti scorrono via strepitando,

ma tu siedi muta nel mio orecchio.

Stelle si accendono e cadono,

ma tu ti sei fermata nei miei occhi.

Il tuo sapore, come il silenzio nella grotta,

alita raffreddandosi nella mia bocca,

la tua mano sul bicchiere d'acqua

e la sua fine venatura

riecheggiano dentro di me.

 

 

                    4

 

Oh, ma di che materia son fatto io,

che il tuo sguardo mi taglia e mi forgia?

Che sorta di anima, che sorta di luce,

miraggio ammirevole,

che sulla nebbia del nulla posso percorrere

le colline del tuo corpo fertile?

 

E come il verbo nella ragione dischiusa,

posso discendere nei suoi misteri!...

 

I tuoi circoli di sangue, come gli arbusti di rosa,

tremolano senza posa.

Trasportano il flusso eterno, perché

sul tuo viso sbocci l’amore

e il tuo ventre abbia un frutto benedetto.

Le infinite radicine ricamano il suolo fine

del tuo stomaco, attraversandolo più e più volte,

tessendo nodi, scogliendo grovigli -

perché le cellule delle tue linfe reclutino i loro sciami

e i bei cespugli dei tuoi polmoni frondeggianti

possano frusciare la propria gloria!

 

La materia eterna prosegue felicemente

nelle gallerie del tuo intestino,

e la scoria ottiene vita ricca

sulle fontane bollenti e industriose dei reni!

Emergono colline ondeggianti,

oscillano costellazioni di stelle in te,

si muovono laghi, fabbriche lavorano,

milioni di animali viventi si affaccendano,

insetti,

alghe,

la crudeltà e la bontà;

splende un sole, vacilla una luce nordica velata -

lì, nei tuoi contenuti, vagabonda

l'eternità inconscia.

 

 

                   5

 

Come grumi di sangue,

cadono davanti a te

queste parole.

L’esistenza balbetta,

soltanto la legge è parola chiara.

I miei organi solerti, che mi rinnovano

di giorno in giorno, si stanno preparando

ad ammutolire.

 

Ma fino ad allora gridano tutti -

Tu, eletta tra la selva

di duemila milioni di esseri umani,

tu, unica, tu, culla

morbida, sepolcro forte, letto vivo,

ricevimi dentro di te!...

 

(Com'è alto questo cielo d'alba!

Schiere brillano nei suoi metalli.

Questo gran bagliore mi offende gli occhi.

Sono perduto, credo.

Sopra di me sento uno schiocco,

il battito del mio cuore.)

 

 

                    6

 

        (Canto marginale)

 

(Mi porta il treno, ti seguo,

magari già oggi ti troverò,

magari questo volto in fiamme si calmerà,

magari mi dirai, sottovoce:

 

L’acqua tiepida sta scorrendo, fatti un bagno!

Ecco un telo, asciugati!

La carne si sta rosolando, che plachi la tua fame!

Dove giaccio io, è lì il tuo letto.)

 

 

 

giugno 1933

 

 

 

Traduzione: Irisz Maar
Comparazione con l'originale, revisione e correzione: Anna Cavallini
Irisz Maar, Anna Cavallini © maggio - giugno 2025

 

 

Vi ho promesso di rivelare perché questa poesia sia la mia poesia d'amore preferita. I motivi sono tanti, ma ce n'è uno in particolare che magari vi sorprenderà.
 
Il poeta, in una delle sue poesie, afferma: "La lirica: è logica", ed è una delle citazioni più quotate nell'ambito universitario in Ungheria, quando si parla di lui, ma non solo, anche quando si parla in generale della poesia e della letteratura. Anche perché descrive non soltanto l'essenza della sua poetica, ma dimostra un approccio che alla fine possiamo, in un modo o in un altro, scoprire in ogni pezzo d'arte che resiste nel tempo.
 
Logica in che senso? Possiamo interpretare questa affermazione in tanti modi.
 
Quello che mi affascina sempre nelle poesie di Attila József è che è come se lui cercasse le parole e i concetti tramite cui possiamo avvicinarci il più possibile alla realtà che ci circonda, per capire come funziona esattamente, per davvero, come se lui trovasse le parole per trasmettere la logica e il funzionamento di tutto ciò, e lui gli desse soltanto voce, cercando di rompere i cliché mentali che ci imprigionano, e ritrovare una nuova logica, per noi ancora velata.
 
L'altra manifestazione di questa frase è che i concetti rappresentati nelle sue poesie sono nettamente collegati l'uno all'altro, in una sequenza logica, anche a livello di connotazioni delle singole parole, ed è anche per questo che è particolarmente difficile tradurlo; si deve eseguire la traduzione con tanta cura, ponderando una moltitudine di significati, scegliendo quelli che riusciamo a trasmettere, e quelli che saremo costretti a lasciar andare. Perché si deve sempre tener presente la logica netta di tutto l'insieme e la connessione accurata fra strofe, versi e parole.
 
Oltre a questo ci sono il ritmo e il ritmo del pensiero, che seguono una logica, e hanno un significato non molto traducibile in parole, ma che è fondamentale per l'uomo, in quanto tutta la nostra esistenza è fondata sul ritmo, cominciando dal battito del cuore, ma possiamo pensare anche al battito che emette la Terra stessa. Il poeta, infatti, è noto anche per i saggi che ha scritto sull'importanza del ritmo nella poesia e nella letteratura.
 
E il bello di tutto ciò è che dà forma a una poesia che nasconde di essere stata costruita, perché fluisce con tanta naturalezza, e possiamo riconoscere la verità di quello che dice. Un momento eureka, una catarsi. Un riconoscere la realtà, il mondo che ci circonda, come se non l'avessimo visto da tanto tempo, o addirittura non l'avessimo conosciuto fino ad ora.
 
E la poesia? 
 
Adesso ci addentreremo nei significati della poesia. Non in tutti i significati, ovviamente, perché questo sarebbe impossibile: ogni opera d'arte, alla fine, risulta inesauribile.
 
Il poeta in un certo senso sfida i limiti, o perlomeno per la sua epoca li sfidava di certo.
 
L'amore o l'innamoramento suscitati dalla donna, sentiti per la donna, diventano una preghiera, una celebrazione religiosa e un'indagine religiosa; come potete osservare, ci sono delle parole e alcuni concetti prestati dal cristianesimo.
 
Nello stesso tempo tutto ciò è un inchino davanti alle funzioni biochimiche della donna e, attraverso esse, davanti all'Universo. L'immensità dell'Universo non risiede soltanto nelle costellazioni stellari e oltre, ma si manifesta proprio dentro di noi, e dentro la persona amata.
 
Vi ho già parlato precedentemente di uno dei miei passaggi preferiti, che esprime molto bene il concetto di questa inseparabilità, o coerenza:
 
 

"Ti amo, come il bambino la madre,

come le fosse taciturne la loro profondità,

ti amo come le sale la luce,

l'anima la fiamma, il corpo la quiete!

Ti amo come amano vivere

i mortali, finché non muoiono."

 

 

Sembra che i concetti descrivano due cose che ci appartengono da sempre con un amore profondo, così profondo che, quando leggiamo le strofe, riconosciamo che siano due cose in realtà inseparabili. Perciò le immagini di questo passaggio descrivono un amore molto intimo, molto basilare, evidente, fra due cose che in realtà sono un tutt'uno: il silenzio e la fossa, le sale e la luce, l'anima e la fiamma, il corpo e la quiete. Sono fatti in questo modo perché, per l'appunto, sono anche la manifestazione dell'Universo. 

"La lirica: è logica; ma non scienza." (Attila József: Se la tua anima, la tua logica...)

Amore, religione, sensualità, fertilità, biochimica, vita e Universo diventano un tutt'uno, e hanno la loro logica.

 

 

Irisz Maar © giugno 2025

Revisione e correzione: Anna Cavallini

 

 

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Design del logo © Orsolya Bagi in collaborazione con Irisz Maar, 2024

 


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