2024. 07. 19.
La solitudine di Cassandra
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La solitudine di Cassandra

Apollo ha dato a Cassandra il dono della veggenza e della profezia, che lei bramava così tanto. Ma una volta ricevutolo, non si concede a lui, per cui Apollo la condanna: anche se è lei che conosce la verità delle cose ed è lei che riesce a predire l'avvenire, rimane inascoltata e non creduta mai da nessuno.

Questa settimana parliamo di Cassandra di Christa Wolf, nella traduzione di Anita Raja.

Il grembo del mito è già carico di significati che possono indirizzare i nostri pensieri in tante direzioni, tuttavia Christa Wolf lo arricchisce ulteriormente di significati che ci portano invece a un certo tipo di donna, che in realtà ogni donna potrebbe essere, ma non solo ogni donna, anche ogni uomo. In che senso?

Prima di tutto, vorrei evidenziare quanto sia meraviglioso il linguaggio del libro, e quanto la traduttrice sia riuscita a rendere l'atmosfera e lo stile del testo originale. Non solo la storia, ma anche il linguaggio ci riporta nell'antica Grecia e a Troia, mentre nello stesso tempo conserva il sapore della modernità. Cassandra attende la morte per mano dei Greci vincitori, ai piedi della fortezza di Micene. Lei aveva predetto quanto sarebbe successo con il cavallo di Troia, ma in effetti nessuno l'ha ascoltata. Ai piedi della fortezza riaffiorano in lei i ricordi di tutta la sua vita, nell'ordine in cui le vengono in mente, e nel contempo le sue riflessioni ed emozioni di quell'epoca, e di ora, le sue battaglie, il suo mondo interiore, e insieme a tutto ciò si nota questo linguaggio particolare, molto ricercato e antichizzante, molto metaforico e ricco di immagini. Inoltre, è un linguaggio che dà l'impressione di voler rispecchiare il modo di ragionare di quell'epoca.

Immergiamoci nel mondo interiore di Cassandra, creato da Christa Wolf, partendo dal personaggio mitologico. Pian piano, dentro di noi, leggendo il monologo interiore, e quindi l’autoriflessione della protagonista, si schiude l'immagine di una donna del tutto diversa dal suo ambiente. Diversa dalla comunità in cui vive, dalle persone che la circondano, i suoi conoscenti, amici, amanti e amori, la sua famiglia, e anche gli sconosciuti. Ma soprattutto diversa da ciò che il suo ambiente si aspetta che lei sia.

Cassandra non solo vede il futuro, ma comprende con esattezza e in un modo acuto quello che succede intorno a lei, quello che le persone attraversano, sentono o pensano, anche solamente da un'espressione del volto.

In poche parole: Cassandra vede.

La tragedia di Troia è che nessuno l'ascolta. Tutti pensano di sapere o intuire meglio di lei come tutto andrà a finire e come si devono interpretare gli avvenimenti.

Cassandra non è compresa. Quindi il suo dono, insieme alla condanna di non essere ascoltata, rimane in vari modi un peso per tutta la sua vita. Alla fine sarà sempre lei a rimanere esclusa, anche se tutto succederà secondo le sue profezie. O magari proprio per questo.

 

 

"La gente di qui - ingenua, se la paragono ai troiani; non ha vissuto la guerra - rivela i suoi sentimenti, tocca il carro; gli oggetti stranieri; le armi razziate; anche i cavalli. Me no. L'auriga, che pare vergognarsi di quelli della sua terra, ha detto a loro il mio nome. Allora ho visto ciò a cui sono avvezza: il loro brivido. I migliori, dice l'auriga, non sempre sono quelli che restano a casa. Le donne si accostano di nuovo. Senza riguardo mi squadrano, spiano sotto il panno che mi sono tirato sulla testa e sopra le spalle. Litigano sulla mia bellezza; le anziane la sostengono, le giovani la negano." [1]

 

 

È ritenuto uno dei romanzi più importanti nella storia del femminismo, e per quanto riguarda altri nostri conflitti dell'epoca moderna, come le guerre. Il romanzo parla, in un modo metaforico, di una donna indipendente, originale e diversa, che cerca di abbracciare, pian piano, la sua diversità, anzi, la vuole ardentemente, ed è anche molto intelligente. E la sua — magari anche implacabile — sofferenza deriva dal fatto che il suo ambiente non riesce — ancora — a cogliere e afferrare la sua personalità e, come se ciò non bastasse, insistono di comprendere tutto meglio di lei. La sua solitudine sta in questo fatto. Si potrebbe dire che è una solitudine intellettuale, la sua. Ma non solo, perché tutto ciò comporta inevitabilmente l'esclusione.

Ci intimidisce una donna intelligente, diversa, forte o di estrema bellezza? O tutto insieme? Le lasciamo abbastanza spazio per completarsi? La ostacoliamo in qualche modo? Cerchiamo di ficcarla in una scatola piccola e stretta, mentre avrebbe bisogno di tanto spazio e fuoriesce in continuazione, ma la scatola angusta continua comunque a delimitarla?

Certamente tutto ciò ha una dimensione umana, e non riguarda soltanto le donne, ma anche gli uomini, in quanto tutti possiamo essere preda di tali trappole. È necessario specificare però che ancora oggigiorno ci sono tanti pregiudizi nei confronti delle donne, e il problema più grande è che questi pregiudizi si manifestano in commenti e in atteggiamenti tali che determinano le donne fin dalla nascita. Determineranno la crescita di una bambina, quello che penserà di se stessa, delle sue capacità e della sua posizione nella società, determineranno le sue emozioni, la sua vita sentimentale e anche sessuale, il suo modo di ragionare, insomma, tutto quello che potrebbe essere, diventare, raggiungere. Ma non solo.

Il femminismo è una parola troppo carica di sentimenti e significati contraddittori, ma io vorrei mettere da parte tutto ciò per un attimo, per parlare di qualcosa di personale, un'esperienza personale, una cosa di cui ho fatto esperienza varie volte sulla mia pelle, ma me ne sono resa conto soltanto negli ultimi anni e sono certa di non rendermene ancora conto nella maggior parte dei casi in cui ne sono soggetta.

Come ci fa capire il libro, questi atteggiamenti sono anche inconsci, impressi in noi. Dico noi, perché anche le donne tendono a non accorgersene, come ho detto prima, di essere costrette in queste scatole anguste tramite certi atteggiamenti e concetti fondamentali, radicati già nelle lingue stesse. Perciò, inconsciamente, cerchiamo spesso anche noi di infilarci in queste scatole da sole, perché siamo state educate così, giorno dopo giorno. Tutto ciò determina come potrebbe essere vista una donna, ancora oggigiorno, se, invece, riesce a trovare il proprio sé. Come potrebbe rischiare di essere esclusa, messa da parte, suscitare paura. In specie se risulta magari troppo speciale, troppo fuori dal comune. Troppo?

La domanda è: riusciamo ad avvicinarci all'altro con il rispetto e l'apertura dovuti? Per riuscirci vanno cambiati i concetti stessi con cui ci avviciniamo alla realtà.

Trovo che tutto ciò sia ancora più importante per i nostri figli, femmine o maschi che siano, e riguarda tutti noi, in quanto riguarda come ci rivolgiamo a tutte le persone.

Il romanzo affronta anche, tramite il personaggio di Cassandra, la questione della sessualità di una donna.

Parla, ovviamente, anche della guerra, un altro tema molto importante dei nostri tempi. Ad un certo punto Cassandra capisce che Elena, in realtà, non si trova a Troia. Quindi questa guerra sanguinosa, che porta così tanti morti e che è durata così tanto tempo, è basata su una causa fittizia. Ci fa ricordare qualcosa? Il padre di Cassandra non vuole rivelare la verità, vuole continuare la guerra, perché ormai è in corso, e lui è rimasto nel bel mezzo dei meccanismi di una guerra.

Tutto ciò è raccontato tramite gli eventi della mitologia antica: l'arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille la bestia, l'amore mai consumato di Cassandra per Enea, e tante altre storie da scoprire.

Con Anna abbiamo trovato una presentazione del libro, sul sito delle Edizioni e/o, che vi riassume la storia, e che può completare la mia interpretazione. La potete leggere qui

Il bello di questo libro è che dona una personalità definita, arricchita, ai personaggi della mitologia greca, che di per sé tende a essere abbastanza scheletrica. Pompa vita vibrante nei personaggi mitologici e dà vitalità anche a tutto quello che succede a loro, ai loro interessi, ai loro motivi, alle loro passioni, tramite la voce molto personale di Cassandra.

Il suo monologo è costruito in un modo che rinforza il concetto che Cassandra rimane, almeno in parte, sempre fuori, perché anche il testo, tramite il suo stile, tramite il modo di raccontare, si racchiude in sé stesso.

Cassandra è una delle mie preferite fra i personaggi della mitologia greca, anche perché la sento molto vicina a me, e riesco a immedesimarmi di più nel suo carattere. Una volta in cui stavamo condividendo tutto quello che ci è successo, quello che sentivamo, quello che vedevamo intorno a noi, una mia amica mi ha detto: “Ci sta che non troverai piacevole quello che sto per dire, e scusami per questo, ma spesso ho la sensazione che tu sia come Cassandra. Vedi le cose, le dici a tutti, nessuno ti ascolta, nessuno ti crede, ma poi alla fine…” Questo non lo so, ma so di certo come si deve sentire Cassandra nella maggior parte dei casi, conosco fin da piccola queste sensazioni. Anche se io non ho chiesto il dono della veggenza, ma è vero, ho studiato tanto per crescere quanto è possibile, quindi ho chiesto il dono del sapere, che porta inevitabilmente una porzione del dono della veggenza, se tale dono non è innato in certe persone. Immagino anche tutti voi, uomini e donne, vi troviate spesso in questa situazione e che non vi sia difficile immedesimarvi nel personaggio di Cassandra.

 

 

"Bella? Io, la tremenda. Io, che volli la rovina di Troia.

La fama che scavalca i mari mi correrà dinanzi anche nel tempo. Risulterà che Pantoo il greco aveva ragione. Ma tu menti, mia cara, mi disse, mentre presso il sacrario di Apollo compivamo i gesti prescritti e preliminari alla cerimonia: menti, quando profetizzi a noi tutti la rovina. Tu con la nostra rovina, proprio mentre la predici, ti guadagni la durata nel tempo. Della quale hai un bisogno più urgente che di un po' di soddisfazioni domestiche oggi. Il tuo nome rimarrà. E questo lo sai anche tu." [2]

 

 

Ma c'è davvero un prezzo da dover pagare per avere il nostro nome, e cioè accogliere tutta la nostra persona?

Oppure si può avere tutto?

 

 

 

[1] Wolf, Christa (2022), Cassandra, trad.: Anita Raja, Edizioni e/o, Roma, 15.
[2] Idem
 

 

Irisz Maar © giugno 2024

Revisione e correzione: Anna Cavallini


 

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