2024. 02. 23.
Attila Jozsef: Io non lo so
Traduzione e interpretazione
Tartalom értékelése (9 vélemény alapján):
Attila Jozsef: Io non lo so

 

 

 

 

 

Attila Jozsef: Io non lo so...

 

Io non lo so, cosa mi minaccia

sulle ombre merlettate delle sere;

i miei sogni si levano alla rinfusa,

come mosche dal pesce putrescente.

 

E non lo so, tintinnando piano al cuore, 

quale voce mi culla:

paura, mio caro, cosa ti farebbe?

Sii sereno, tanto è solo sera.

 

                       

(inizio giugno, 1937)

 

Traduzione: Irisz Maar
Comparazione con l'originale: Anna Cavallini
Revisione e correzione: Anna Cavallini

Irisz Maar, Anna Cavallini © gennaio-febbraio, 2024

 

Attila Jozsef è il mio poeta preferito. Ammiro il suo genio e la sua mente, che brilla come un cristallo nelle sue poesie: in ogni sua parola e nel ritmo, in cui una precisione pungente dell'osservazione, che mira alla comprensione totale del mondo, si unisce a creatività e originalità uniche, e tutto ciò è profondamente legato alla lingua ungherese, ai suoi concetti, alle sue immagini e metafore che sono caratteristiche della lingua. Proprio per questo è difficile tradurlo, ma per fortuna la lingua italiana ha delle caratteristiche che coincidono in tanti punti. In questo post vorrei condividere la mia traduzione della poesia di Attila Jozsef che si intitola Io non lo so ('Én nem tudom').

Questa poesia mi ha sempre affascinato. Adoro come due toni opposti si presentino nella poesia nello stesso tempo. Da un lato, e per me questa tonalità è quella che domina, nonostante le parole gentili che hanno lo scopo di tranquillizzarci, si sente in realtà una minaccia, si sente aleggiare qualcosa di angosciante, che però fino alla fine non si manifesta esplicitamente. Fa suscitare la sensazione di una paura superstiziosa di un bambino, e un'inquietudine soffocante; soffocante, perché è come se non fosse permesso esprimere questa angoscia, perché questa voce che mi culla insiste ad affermare che non c'è niente di cui avere paura. Dall'altro canto, invece, si tratta di una voce che dà la sensazione della presenza di una fiducia ancestrale. Una voce, magari interiore, che mi tranquillizza, e che devo soltanto invocare? O qualcos'altro? Di chi è questa voce rasserenante, ma nello stesso tempo inquietante? Tutto rimane in un'opposizione indissolubile, tutto rimane sospeso. La poesia stessa diventa un ossimoro che rimane irrisolto.

 

Irisz Maar © 23 febbraio, 2024

Revisione e correzione: Anna Cavallini


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