2024. 02. 21.
Gli occhi di Mandorla e le nostre zone cieche
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Gli occhi di Mandorla e le nostre zone cieche

Mandorla è in carcere. Domani deve affrontare il pubblico ministero. Ma per poter difendersi, deve capire cosa l'ha portata qui esattamente. Ha a disposizione soltanto una notte. Allora inizia a ripercorrere le pagine della sua vita, cominciando dall'incidente di sua madre che gliel'ha portata via quando lei aveva soltanto sei anni, fino ad adesso che ne ha diciassette. In questo modo l'intera trama del libro si svolge in realtà in una notte.

Questa settimana proprongo il libro Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale. 

La mamma di Mandorla viene a mancare e lei rimane da sola, perché l'identità di suo padre è sconosciuta, e non ha altri parenti. Allora gli abitanti del condominio di via Grotta Perfetta 315, con cui la madre di Mandorla, Maria, aveva sempre avuto un legame speciale, decidono di adottarla. Però tutto si complica quando viene alla luce una lettera che Maria ha lasciato alla figlia e in cui le confida che suo padre in verità si trova fra gli abitanti di via Grotta Perfetta 315. Questo causa confusione. Alla fine gli abitanti, visto che ognuno ha una famiglia o un compagno, per non sfasciare le famiglie e non far ricadere un tale peso sulla bambina, decidono di far crescere la bambina insieme, e farla adottare dall'unica persona non sposata nel condominio, e cioè dalla vecchia signorina Polidoro. Da lì in poi, Mandorla vive due anni da ogni famiglia. Ma come sono queste famiglie?

La personalità di Mandorla, quindi, prende forma nel fuoco incrociato di cinque famiglie, cosa che alla fine la rende una persona davvero interessante e speciale, mentre causa, naturalmente, delle difficoltà che i suoi coetanei non devono affrontare, e in più la rende molto diversa da loro. Inoltre, questa situazione le porta dubbi, conflitti interiori, e siamo testimoni delle sue ricerche continue per trovare una risoluzione. Nel frattempo, tutto ciò rappresenta non soltanto i disagi di ogni bambino e adolescente, ma anche degli adulti. Chi di noi non si sente mai troppo diverso? Chi di noi non ha difficoltà a integrarsi in certi periodi della sua vita o in certi ambiti? Chi di noi non è speciale in qualche cosa, che gli altri a volte riescono a comprendere a malapena? A me in questo senso il libro ha dato tanto, per esempio anche nel cercare di definire me stessa.

Il romanzo si snoda lentamente. La tecnica narrativa segue l'età di Mandorla, nel senso che i suoi ricordi sembrano più discontinui, più spezzati, quando è ancora piccola, poi andando avanti, insieme alla sua crescita, si rischiariscono, diventano sempre più coerenti. La sua personalità matura, diventa sempre più definita, mentre il suo modo di comprendere la realtà intorno a sé, il suo modo di pensare, il suo autodefinirsi sono in evoluzione continua. In più, sta scoprendo anche la propria volontà. E scopre, per la prima volta, l'attrazione fisica e il sentimento amoroso.

La sensazione di questa discontinuità all'inizio del romanzo viene data anche dal fatto che ancora sappiamo ben poco sia di Mandorla, sia dei personaggi, e in realtà conosciamo questi personaggi insieme a Mandorla. Quindi siamo partecipi, in questo modo, delle sue sensazioni. Il romanzo, come tutti i libri dell'autore, è molto accurato anche psicologicamente. Questo si nota anche su vari livelli, non soltanto da ciò che ho descritto qui.

Per esempio, Mandorla ha una tecnica del tutto sua per elaborare la sua ansia, generata prima di tutto dal trauma che le ha causato la perdita di sua madre, poi dalle difficoltà e dalle incertezze che deve affrontare e la cui risoluzione sente fuori dalla sua portata. Ha un modo particolare di pregare. Quando qualcosa ci fa paura, risultando inafferrabile per noi, può tramutarsi in ansia. E per attenuare quest'ansia, può succedere che la trasformiamo, e quindi si manifesta, in un oggetto. Mandorla però, invece di essere terrorizzata da questi oggetti chiamati in causa, si rivolge a loro in preghiera, perché vengano ad aiutarla, perché la confortino, perché lei possa fare a cambio con loro. E infatti, già l'atto di pregare la solleva, e a volte porta risposte. Qui entra in gioco anche l'effetto positivo dell'atto di verbalizzazione. Infatti, è molto originale per una bambina, poi adolescente, elaborare ed affrontare in questo modo dei problemi che risultano molto più grandi di lei.

Tutto ciò però non funziona con Porcomondo, anche se esiste una preghiera per il taxi inglese dell'uomo, in cui egli dorme. Porcomondo è un personaggio del quartiere che all'epoca trafficava droga e derubava le persone. Hanno raccontato di lui a Mandorla quando lei era ancora piccola. L'uomo diventa una specie di leggenda anche nel mondo interiore della ragazza e sarà il simbolo di ogni male del mondo. Proprio nel modo che ho accennato prima, e che, comunque, è frequente per i bambini. Pensa, per esempio, che abbia causato lui il crollo delle torri gemelle negli Stati Uniti. La sua è una continua ricerca della persona che la possa proteggere da questo personaggio. Ma chi è abbastanza forte?

Inoltre, il processo di elaborazione degli avvenimenti della sua vita si svolge tramite un dialogo interiore immaginario con il suo avvocato, che il giorno dopo avrà il compito di difenderla e che la vuole convincere di pretendere il test del DNA per scoprire finalmente l'identità di suo padre.

Nel libro spesso viene citata una frase che, si può dire, è il suo motto: "Viviamo tutti all'oscuro di qualcosa che ci riguarda." Mette in scena cinque modi diversi di vivere e definire il concetto di famiglia, quindi fa vedere la vita quotidiana di cinque famiglie. Mandorla non guarda soltanto nella propria anima, ma osserva, sia da dentro, sia da fuori, la vita di queste famiglie. E in più, con caratteri in corsivo, noi abbiamo accesso a scene tratte dalle vite di questi personaggi, di cui in realtà Mandorla è all'oscuro. In questo modo possiamo vedere quello che lei non vede e tutto ciò è pieno di colpi di scena. La proiezione di queste scene però è provocata da qualcosa. In effetti, dagli occhi di Mandorla che scruta con il suo sguardo le luci delle case degli altri. Gli occhi di Mandorla sono l'elettricità che accende le luci in queste case - come afferma Chiara Gamberale. [1] La sua presenza espone al fuoco la superficie delle cose e i personaggi sono costretti ad affrontare la zona cieca - espressione ricorrente nella narrativa dell'autore - della loro vita, del loro passato, "perché ogni volta che un adulto si comporta con Mandorla in una maniera sbagliata o anche solo incoerente, noi lo vediamo da piccolo e capiamo il perché", ma non solo. Vediamo anche degli scheletri nascosti nell'armadio [2]. Quindi i suoi occhi accendono una luce su queste zone cieche, che fra l'altro mettono a fuoco i punti di vista diversissimi dei protagonisti. Quindi la tecnica narrativa delle parti in corsivo riporta quest'atto. Danno la sensazione di una foto che è colta nel momento. Come se fosse il flash della macchina fotografica, dopo cui tutto ricade nell'ombra. Come afferma l'autore, in questo libro voleva parlare del fatto che a volte, per il nostro bene, è meglio se non sappiamo di certe cose, in altri casi addirittura dovremmo imparare ad amare questo mistero. [3]

Chiara Gamberale ha detto che cercava le varie risposte che le persone e le famiglie possono dare a due sentimenti umani, presenti da sempre, che vengono dal nostro profondo e che sono in continuo conflitto: appartenere a qualcuno e sentirsi custoditi, al sicuro, e andare via lontano dall'altro, scoprire il mondo e vivere l'avventura. [4]

È un romanzo di famiglia irregolare, un romanzo di formazione, un romanzo corale e un romanzo polifonico, aspetto che sboccia nel profondo di Mandorla, perché è nella sua persona che tutti i punti di vista si riconciliano. Ma anche favolesco, visto le circostanze estreme, quasi surreali, o meglio, create perché il libro possa essere un'indagine su un tema specifico, come fanno le favole.

E, non per ultimo, è un romanzo giallo. Chi è il padre di Mandorla? Abbiamo cinque sospetti su cinque piani. Ma c'è in gioco ancora di più. Il ragazzo di cui Mandorla è innamorata è figlio di uno dei suoi possibili padri. Gamberale, come Agatha Christie, fa destare sospetto su tutti.

Per chiudere la proposta della settimana metto qua una delle preghiere di Mandorla, personalmente la mia preferita, magari perché tocca un tema che riguarda molto profondamente tutti noi. Evidenzio in grassetto la parte che mi ha toccato di più e mi fa ancora riflettere tanto:

 

O palo,

facciamo cambio:

tu vieni al posto mio

qui al quarto piano,

e ti convinci che Tina

prima o poi

torna,

perché sei stanco di chi ti dice

a dopo

e invece vuol dire

a mai più.

O palo,

io intanto sto ferma,

al posto tuo,

e vedo tanti cani

come Efexor

lasciati lì,

ma vedo anche tante persone

come Lorenzo,

che passano e li prendono con loro,

quei cani,

così mi convinco che nessuno

abbandona nessuno,

ma tutti si stanno cercando,

e poi finalmente

magari

infatti

si trovano. [5]

Infine, Chiara Gamberale ha detto che chiede spesso ai suoi lettori su quale piano preferivano stare e in quale delle famiglie descritte si troverebbero meglio. Voi su quale piano del condominio vi siete trovati meglio? Io al primo e al terzo.

 

[1] Chiara Gamberale presenta il suo libro Le luci nelle case degli altri, Palazzo Roberti, 12/11/2010.
[2] Id.
[3] Id.
[4] Id.
[5] Gamberale, Chiara (2017), Le luci nelle case degli altri, Mondadori Libri S.p.A., Milano, 124.


Irisz Maar © febbraio, 2024

Revisione e correzione: Anna Cavallini


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